Manca l’Europa
Di Carlo Pelanda (22-12-2008)
A che punto siamo nella gestione della crisi recessiva nell’eurozona e in Italia?
La crisi è
dovuta al crollo della domanda globale, quindi delle esportazioni, ed è a
rapidissimo sviluppo. Ne usciremo quando l’America – nei prossimi mesi
sottoposta ad una cura stimolativa da cavallo - riprenderà ad importare,
probabilmente nell’estate 2009, risollevando l’economia cinese e, con la
rimessa in moto di questo volano, tutto il ciclo del commercio globale, gradualmente.
Germania ed Italia, che sono le maggiori potenze esportatrici dell’eurozona,
troveranno nuovamente un ciclo favorevole alla fine del 2009, primi del 2010.
Ma la ripresa americana, pur spettacolare, non sarà così robusta da produrre un
traino globale forte. Inoltre non è escluso che l’America punti alla
svalutazione competitiva del dollaro per ricrescere più in fretta mettendo in
trappola decompetitiva l’eurozona con valuta a cambio elevato. Se è così,
allora la missione europea è chiarissima. Ci vogliono due politiche: (a)
sostenere per un anno l’occupazione evitando il più possibile sia fallimenti di
imprese sia licenziamenti; (b) parallelamente, mettere in cantiere politiche
economiche stimolative, tra cui la detassazione strutturale, in modo da pompare più crescita nei mercati interni per
bilanciare una ripresa non sufficiente dell’export. La prima azione è una sorta
di “finanziamento ponte” a termine. I Paesi europei lo stanno attuando pur con
diversi metodi, per esempio di tipo straordinario quello tedesco, estensione
del regime ordinario della Cassa integrazione guadagni (Cig) in Italia. Per un
anno i bilanci pubblici europei possono reggere con sussidio lo stipendio di
lavoratori che sarebbero altrimenti licenziati. I dipendenti a rischio sono parecchi,
quasi seicentomila in Italia, vicino al milione in Germania. Ma c’è un pericolo
in tale soluzione. Le imprese potrebbero scaricare sul conto pubblico più gente
del necessario, appesantendolo. Se la fase bassa del mercato durasse più di un
anno, e se la ripresa fosse più debole del previsto, un secondo anno con tali
garanzie farebbe saltare i bilanci statali. Per evitarlo, la ripresa dovrebbe
essere anticipata, sostenuta e moltiplicata anche dalla stimolazione del
mercato europeo, cioè dalla seconda azione. Qui ancora non ci siamo. Infatti il
Fondo monetario internazionale è stato durissimo nel criticare i Paesi europei
per la pochezza delle loro politiche stimolative, in particolare